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  • Antonio Nicita

Lettera al Presidente Fico

Ill.mo Presidente,

l’Autorità ha dato pronto riscontro alla Tua richiesta di fornire dati sul tempo di parola dedicato ai referendum costituzionali.

Con la presente, desidero contribuire all’approfondimento del tema, sottoponendo alla Tua attenzione alcune riflessioni personali, di natura metodologica, che il Consiglio, a maggioranza, ha ritenuto di non trasferire nella lettera di accompagnamento alla trasmissione dei dati e che spero contribuiscano al vostro lavoro, anche prospettico, oltre che a dare conto del dibattito dentro l’Autorità.

Come Tu stesso, Presidente, hai avuto occasione di ripetere in alcuni interventi sui quotidiani (, tra tutti), le normative definiscono con molta chiarezza i periodi di par condicio elettorale, che iniziano dalla data di convocazione dei comizi elettorali.

Si è così realizzato nelle scorse settimane un doppio binario, di par condicio elettorale per le elezioni amministrative e di par condicio non elettorale per il dibattito su altri temi comprese le riforme costituzionali, per i quali il riferimento normativo per il rispetto del pluralismo è dato dal decreto legislativo n. 177/2005. Peraltro due recenti sentenze della giustizia amministrativa hanno annullato alcune delibere Agcom che proponevano criteri stringenti e quantitativi in periodi non elettorali.

Nelle scorse settimane, l’Autorità, in risposta ad alcuni esposti, ha quindi raccomandato alle emittenti, proprio ai sensi del citato decreto, il continuo rispetto dei principi fondamentali del pluralismo, dell’obiettività, della completezza e dell’imparzialità dell’informazione, nonché l’apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, anche con riferimento al dibattito in corso sulle riforme costituzionali. Peraltro, l’Autorità ha sollecitato tutte le emittenti a garantire correttezza e completezza di informazione sul tema della raccolta delle firme per la promozione di referendum costituzionali e abrogativi.

Com’è noto, nello svolgere la propria attività di monitoraggio sul pluralismo l’Autorità può accendere un faro su alcune specifiche tematiche rilevanti e lo sta facendo anche con riferimento al dibattito sulle riforme costituzionali. E’ bene, tuttavia, valutare tali dati con estrema cautela, in merito alla loro significatività statistica.

La circostanza, infatti, che non siamo ancora entrati nel periodo di par condicio elettorale referendaria, comporta inevitabilmente che i dati raccolti dall’Autorità in particolare sul tempo di parola non possano avere, di per sé, significatività statistica in relazione al tempo di parola “dedicato”, in assoluto, dai diversi soggetti in merito alle ragioni del ‘si’ e del ‘no’. Ciò che i dati sul tempo di parola si limitano a rivelare è piuttosto riconducibile ad una scelta autonoma delle diverse forze politiche su quanta parte del proprio tempo di parola dedicare al tema delle riforme istituzionali rispetto agli altri temi della propria agenda politica.

Al riguardo, dunque, un’importante distinzione andrebbe fatta tra tempo di parola ‘fruito’ (quello messo a disposizione dell’emittente) e tempo di parola tematico ‘dedicato’ (quello che, all’interno del tempo fruito, viene dedicato dai soggetti ad una data tematica in base alla propria agenda politica).

Diverso è il caso del tempo di notizia, nel quale è invece l’emittente a (dover) promuovere il delicato equilibrio tra libertà editoriale, cronaca politica ed equilibrio nella rappresentatività della diversità di opinioni, sempre ricordando che si opera in periodo non elettorale per le tematiche referendarie.

Mentre nel caso del tempo di parola non ha senso statistico sommare a 100% il totale dei minuti che ciascun soggetto ha deciso di dedicare al tema per poi misurarne la distribuzione percentuale, nel caso del tempo di notizia la somma e la relativa ripartizione percentuale può avere un significato statistico, pur nei limiti del loro impiego in periodo non elettorale.

E’ sufficiente, al riguardo, considerare il seguente, banale, esempio. Se un partito con il 30% del complessivo tempo parola decidesse di dedicare metà del proprio tempo di parola a favore di un dato tema, mentre il restante 70% delle forze politiche contrarie a quel tema, decidessero di dedicarvi un quinto del tempo a loro disposizione, finirebbe per risultare maggioritario il tempo occupato da posizioni favorevoli.

Questo effetto non sarebbe causato da uno squilibrio nella rappresentatività, ma in tutta evidenza dalla scelta autonoma di ciascuna forza politica in merito ai contenuti di cui parlare nel tempo di parola fruito. D’altra parte, se ciascuno dedicasse alla medesima tematica lo stesso tempo di parola si avrebbe uno squilibrio opposto. Ad esempio, proprio in base ai dati dall’Autorità, se i partiti contrari alla riforma istituzionale avessero dedicato una quota del loro tempo di parola uguale a quello speso dai partiti favorevoli, nelle testate Rai il tempo complessivo dei contrari sarebbe risultato il doppio di quello dei favorevoli. Il che fa anche capire quanto sia difficile e fuorviante applicare due tipologie di misurazione (favorevoli e contrari su uno specifico tema da un lato e rappresentatività del tempo di parola complessivo delle forze politiche dall'altro) in uno stesso periodo.

Con specifico riferimento ai dati che Agcom vi ha trasmesso, ad ulteriore cautela, segnalo la difficoltà ad indentificare con certezza lo schieramento dei diversi soggetti tra favorevoli e contrari al referendum, circostanza che viene solitamente accertata da Agcom con specifiche richieste prima dell’indizione dei comizi elettorali. Analogamente, nel dato non si può tenere conto di posizioni differenziate all’interno dei partiti. Inoltre, ho potuto verificare che alcune presenze televisive, su entrambi i fronti, non sono state rilevate negli extra TG di RaiTre e La7, in molti casi relative a ospiti non esponenti di partito che in quelle circostanze hanno espresso con nettezza le loro preferenze in merito alle riforme costituzionali e al voto referendario.

Segnalo, infine, che a differenza di tutti gli altri dati che settimanalmente GECA produce, nel caso del tema referendario non è stata ad oggi fornita all’Autorità l’indicazione della fascia oraria e delle edizioni principali. Ho sempre sostenuto che il tempo di parola dovrebbe essere pesato in relazione agli ascolti. Un minuto alle 8 di sera vale più di 5 minuti alle 8 del mattino. Dai dati forniti da GECA, ad oggi nulla è dato sapere sulle fasce orarie e sulle edizioni, in merito al tema referendario, dati pure misurati e comunicati ad Agcom per il tempo di parola complessivo.

In futuro, al fine di rendere più efficace l’azione di monitoraggio credo sia indispensabile avviare un confronto tra le diverse istituzioni al fine di promuovere, anche coinvolgendo esperti indipendenti e collaborazioni con centri di ricerca e Università, una metodologia che tenga conto della rilevanza delle emittenti e delle specifiche trasmissioni rispetto ai contatti. Ritengo opportuno che le istituzioni forniscano sia dati disaggregati rielaborabili da chiunque, sia dati sintetici significativi dei contatti realmente realizzati in modalità più efficaci di quelle fin qui sperimentate.

Sperando che queste riflessioni possano essere utili e restando a disposizione per ogni ulteriore approfondimento, Ti invio i più cordiali saluti.

Roma, 14 giugno 2016

Prof. Antonio Nicita

Commissario Agcom

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