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  • Antonio Nicita

Net Neutrality tra utenti e mercato

Lo scorso 30 agosto il Board dei regolatori delle comunicazioni elettroniche (BEREC) ha delineato le linee guida del Regolamento europeo sulla neutralità della Rete. Si tratta, com’è noto, dei principi di parità di trattamento degli utenti che accedono a servizi Internet in relazione al traffico dei dati. L’approccio europeo segue quello della FCC, il regolatore statunitense che, con il plauso del Presidente Obama, ha vietato ogni forma di discriminazione dell’utenza, quali l’interruzione o il rallentamento del servizio ad un dato utente al fine di favorire la qualità della connessione di un altro, in ragione della tipologia del contenuto trasmesso. Il BEREC ha ribadito che queste forme di discriminazioni, da parte del fornitore del servizio di accesso, sono vietate. Fanno eccezione i servizi specializzati che richiedano particolari prestazioni in termini di velocità e latenza (l’esempio più emblematico citato è quello delle operazioni chirurgiche a distanza). La palla adesso passa in mano alle autorità di regolazioni nazionali (come l’Agcom) che dovranno articolare regole specifiche. Si chiude così la prima fase di un articolato dibattito che ha impostato il tema dei diritti di accesso ad Internet come diritti di rango costituzionale, ponendo quindi la garanzia all’accesso non discriminatorio alla Rete come tema di inclusione sociale. Meno spazio, fino ad oggi, è stato dedicato alle finalità di efficienza complessiva dei mercati che i principi di neutralità della rete permettono di conseguire. Il punto è quello della fiducia dell’utente nella contrattazione, diretta con il fornitore dei servizi di accesso ad internet e indiretta con il fornitore di contenuti sulla Rete. In presenza di asimmetrie informative circa l’effettiva qualità del servizio erogata dal fornitore, gli incentivi alla domanda rischiano di essere sub-ottimali. Il timore, cioè, di un opportunismo dopo il contratto da parte del fornitore – ad esempio con l’erogazione di una qualità del servizio inferiore a quella contrattualmente promessa – inibirà una parte della domanda o comporterà effetti distorti sul consumo. La discriminazione sulla qualità del traffico nell’accesso a Internet agisce proprio così. Non è calcolata o prevista, ma si manifesta in modo imprevisto (almeno dall’utente). Si tratta di una forma di discriminazione inefficiente perché essa non è basata su una relazione contrattuale trasparente tra prezzo, qualità e quantità, ma su successive decisioni assunte dall’operatore in presenza di asimmetria informativa. Discriminazioni di prezzo previste ex-ante nel rapporto tra il cliente e l’ operatore permettono a chi ha di meno di pagare di meno. Al contrario con le forme di discriminazione di qualità impreviste, il cliente non beneficia di un risparmio di prezzo dovuto al minor uso di banda, ma subisce solo, ingiustamente, il costo dei benefici altrui. A vantaggio esclusivo dell’operatore e dei fornitori di contenuti più forti, che possono contrattare con l’operatore una qualità migliore rispetto ai concorrenti. Si producono così quasi-rendite non associate ad alcuna forma di efficienza tecnico-economica. Questo tipico opportunismo e rischio di azzardo morale non può essere successivamente risolto con sanzioni, le quali possono solo limitarsi al mancato rispetto di una promessa contrattuale. E’ necessario invece introdurre regole volte a prevenire una forma inefficiente di discriminazione. I principi di neutralità della rete, dunque, non mirano soltanto a trattare tutti gli utenti allo stesso modo ma anche a ripristinare i corretti incentivi per garantire prezzi efficienti ed uso efficiente della rete. Il divieto di discriminazione ex-post potrà favorire la formulazione di offerte chiare e trasparenti ex-ante, permettendo all’utente di conoscere esattamente ciò che sta acquistando e il prezzo per la qualità. Chiusa positivamente questa parte della discussione, è quindi auspicabile che il dibattito si sposti su quali differenziazioni contrattuali di prezzo e qualità al cliente sono legittime ed efficienti. Sinora i clienti che usano meno banda nelle ore di picco hanno in parte finanziato i costi dei clienti con alti consumi, un fenomeno tipico di tutte le fasi di avvio dei mercati. Ma oggi che internet è finalmente riconosciuta come una infrastruttura essenziale, come l’acqua, la luce o le ferrovie, è più efficiente sotto il profilo tecnico, economico e sociale che ciascuno paghi sulla base dei consumi che ha scelto o che può permettersi, ferma restando la possibilità di protezione per la domanda di determinate categorie o servizi, come avviene per tutte le infrastrutture essenziali.

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