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  • Antonio Nicita

Agcom disegna la prima asta 5G multibanda d’Europa

L’Agcom ha pubblicato i criteri di assegnazione delle frequenze nelle bande 700 mhz, 3.6-3.8 GhZ e 26 GhZ.

Le regole per l’assegnazione delle frequenze hanno tenuto conto della molteplicità delle esigenze da soddisfare ma anche delle potenziali porzioni di spettro che saranno prorogate oppure liberate in un prossimo futuro, prestando particolare attenzione al rischio di accaparramento dello spettro da un lato, con introduzione di cap, e allo spazio minimo per nuovi entranti dall’altro. Prezzi minimi e lotti permettono sia flessibilità per diversi modelli di business che rispetto dei vincoli tecnologici.

La prima esigenza era appunto di tipo tecnologico, al fine di garantire, secondo i più recenti orientamenti europei, risorse sufficientemente ampie per sviluppare le infrastrutture del 5G nei prossimi venti anni nel nostro Paese e per soddisfare business use ad alta capacità. La seconda di tipo concorrenziale al fine di preservare una concorrenza potenziale e ad alto valore aggiunto. La terza esigenza riguardava la valorizzazione del patrimonio immateriale dello Stato e il rispetto delle entrate minime previste dalla scorsa legge di bilancio. Sono stati questi i tre parametri fondamentali per il disegno delle assegnazioni frequenziali.

Va anche ricordato che andranno ad asta competitiva e simultanea tre tipi di bande. Nella banda 700 MHz (disponibile a partire da metà del 2022) gli operatori possono sviluppare coperture diffuse e alta penetrazione indoor di servizi mobili. Nella banda 26 GHz ci si attende sviluppo di servizi ad alta capacità in ambito geografico limitato, mentre la banda intermedia 5G è la 3600-3800 MHz, usata per coperture macro-cellulari in ambienti ad alta densità abitativa e ad architetture ibride in zone meno popolose.

Dal punto di vista concorrenziale, Agcom ha fatto la scelta di riservare ben 2 lotti su 6 nella banda 700 ad un soggetto nuovo entrante nel mercato mobile che non possieda frequenze, oppure all’operatore remedy taker della fusione Wind/H3G. Ciò per facilitare, come già richiesto dall’antitrust europeo e nazionale, l’emersione o il consolidamento di un quarto operatore strutturato nel mercato italiano nei servizi a banda ultralarga mobile per il mercato residenziale. Dal punto di vista infrastrutturale, abbiamo puntato sulla banda 3,6-3,8, costruendo due lotti asimmetrici da 80 MHz e due lotti da 20 MHz, combinabili fino ad un cap a 100 MHz su tutta la banda 3.4-3.8, con relativi obblighi di accesso proporzionati alla dimensione del lotto. Chiunque può raggiungere il cap da 100Mhz nella banda, inclusi operatori che usufruiranno della proroga nella porzione 3.4-3.6, a condizione che poi, al 2023, restituiscano le risorse in eccesso. Come si vede si tratta di un design modulare aperto a varie combinazioni e che disincentiva allineamenti collusivi.

Si tratta di una scelta diversa da quella operata, ad esempio, in Uk e in Spagna, perché la situazione in Europa è molto frastagliata, molto differente da quella italiana sia rispetto alla collocazione dei lotti, sia rispetto alle disponibilità pregresse di spettro degli operatori. L’Italia, rispetto ad altri paesi, soffre poi di un ritardo strutturale di due anni sulla banda 700. Per non perdere quindi l’impulso al salto tecnologico e preservare i buoni risultati delle sperimentazioni ministeriali occorreva garantire portanti ampie sulla banda 3.8-3.8. Le istituzioni europee e la legge di bilancio hanno insistito sulla necessità di avere blocchi fino a 100 MHz, per consentire di sfruttare al massimo le potenzialità della tecnologia 5G (e quindi fornire ad esempio servizi real time ad alta capacità su aree urbane, con la possibilità di “inseguire” l’utente in mobilità), mitigando con importanti obblighi di accesso. Dall’altro alcuni richiedenti, più interessati all’offerta di servizi più tradizionali ad utenti fissi o con limitata mobilità, hanno indicato di potersi accontentare anche di portanti meno ampie. Pensiamo che la soluzione proposta possa permettere ad entrambe le tipologie di operatori di concorrere e proporre il proprio modello di business.

Come sempre ci sono state polemiche da parte di qualche operatore (che probabilmente ambiva a misure più personalizzate rispetto alle proprie strategie). Un’ obiezione è stata quella di non aver scelto, ad esempio, 10 lotti da 20 mhz nella banda 3.6-3.8, scelta che, secondo quelli che l’hanno suggerita, avrebbe evitato concentrazioni nelle mani dei principali operatori. E’ una critica che non capisco: se si ritiene che almeno due operatori siano intenzionati ad ottenere 80 o 100 mhz, è facile vedere che, in assenza di collusione, le dinamiche allocative sarebbero state le stesse (cioè 80, 80 e 2 da 20, oppure 80, 100, 20, oppure 100x2, o infine 80, 80, 40) di quelle che si conseguono nel caso messo a gara. In altri termini, se la critica parte dall'ipotesi che almeno due operatori prendano tutto, non è con la frammentazione di dieci lotti da 20 che si risolve il problema. Anzi, non solo non si risolve il 'problema' ma si creano incentivi alla collusione implicita. Sembra quindi che la preoccupazione di chi ha criticato 'impostazione non sia la concentrazione, ma la preferenza per frammentazioni che favoriscono la collusione implicita nei rilanci ripetuti.

Personalmente, dunque, respingo le critiche e ritengo che non esistano ex-ante ‘operatori piu forti’ in un’asta competitiva aperta in cui la leva principale è la concorrenza per il mercato nell’allocazione di risorse scarse, né che il meccanismo concorrenziale sia garantito dalla mera numerosità di operatori, data la scarsità delle risorse da allocare in modo ottimale. Non si può applicare allo spettro la vecchia teoria del deep pocket, posto che l'asta permetta entrata "efficiente". Tutti possono concorrere e la concorrenza seleziona, purché sia salvaguardato il valore di mercato di risorse pubbliche limitate, le quali determinano la scala minima efficiente d’entrata sui relativi mercati. Non dimentichiamo poi che la banda prioritaria per lo sviluppo del 5G comprende anche la banda gemella, ovvero la 3.4-3.6 che sarà prorogata al 2029 e nella quale sono già presenti operatori con dimensioni più limitate che possono comunque partecipare all’asta e che sono presenti numerosi cap e obblighi di copertura e, in alcuni casi, anche di condivisione.

Occorre poi tener conto della liberazione della porzione oggi posseduta dalla Difesa sempre in tale banda, pari a circa 80 MHz, nonché delle porzioni che non saranno prorogate dopo il 2022. Da queste porzioni potrà anche realizzarsi una nuova entrata e, in ogni caso, sono sempre possibili ulteriori consolidamenti tra operatori. Ciò detto, qualunque risultato si determinerà, la pressione competitiva sui mercati dei servizi non diminuirà, anzi. La banda 3600-3800 MHz non è l’unica utilizzabile o convertibile agli usi del 5G. Inoltre è previsto un cap sotto 1Ghz per altre bande eligibili per il 5G che permette una distribuzione equilibrata delle risorse. Pertanto coloro che non si dovessero aggiudicare la banda saranno stimolati a sfruttare sempre al meglio le altre risorse. Peraltro dove è stato possibile (dove cioè si è messa a gara tutta la banda contenibile) è stato riservato un numero di lotti per i nuovi entranti (cosa che non era possibile per il lotto parziale in banda C, dove la tutela degli operatori più piccoli è avvenuta attraverso l'opzione di proroga per 6 anni).

Per Agcom, comporre questo puzzle a tre pezzi garantendo una partecipazione modulare e aperta non è stato facile, considerando che si tratta della prima asta 5G multibanda d’Europa e che gli obiettivi di incasso e di copertura previsti dalla legge sono particolarmente ambiziosi, così come i vincoli tecnologici disegnati a livello europeo. Ora tocca agli operatori saper cogliere le sfide che la rivoluzione e le prospettive del 5G pongono agli attori di mercato e ai decisori. Siamo fiduciosi e convinti di essere agli albori di un salto tecnologico decisivo per la crescita digitale del paese, che saprà coniugare innovazione e spinte competitive.

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