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  • Repubblica1/6/18

La tv senza confronto?


Finita la lunga campagna elettorale, da più osservatori emerge un dato caratteristico dell’evoluzione della comunicazione politica: la scomparsa del contraddittorio in tv e, in particolare, nei format dedicati agli approfondimenti politici.

Come hanno osservato Melzi d’Eril e Vigevani, le normative che disciplinano la comunicazione politica non impongono alle emittenti obblighi al contraddittorio (se si escludono i regolamenti in tema di referendum di Agcom e Commissione parlamentare di vigilanza RAI), ma raccomandano fortemente – alla luce anche di ripetute pronunce della Corte Costituzionale – forme di contraddittorio, di confronto, di rappresentazione pluralistica dei temi politici.

D’altra parte, il diritto delle forze politiche all’accesso al mezzo televisivo è una conseguenza del ben più fondamentale diritto del cittadino a ricevere una informazione corretta, completa e veritiera grazie al confronto non solo tra leader, ma anche tra tesi e posizioni politiche.

La storia della politica in tv – in molti paesi – è fatta di dibattiti storici e decisivi ma anche di rifiuti solenni, con tanto di sedie vuote. La cosa che tuttavia ha stupito molti è che oggi in Italia, in talune trasmissioni, molti rappresentanti politici sono presenti nello stesso momento e nello stesso luogo. Potrebbero quindi sedersi assieme in studio e discutere a beneficio dei cittadini. E invece stazionano dietro le quinte, spesso ascoltando i colleghi in studio e attendendo il loro turno di soliloquio.

Il corollario è che il soliloquio trasforma il mezzo televisivo in un grande social, dove si commenta ciò che si ascolta ma sparisce il contradditorio tra portatori di interessi diversi. Non solo nei social si commenta la tv, ma nella tv si trasmettono i social: non a caso, le dirette Facebook dai tetti, dai prati, dalle autovetture hanno preso il posto del reportage giornalistico.

Alcuni giornalisti tv lamentano inoltre che il format deve adeguarsi alle richieste del rappresentante politico per scongiurare la sedia vuota e un calo negli ascolti.

Viene così impoverito il ruolo del giornalismo di qualità quale strumento di controllo democratico nella determinazione dell’agenda setting: le domande inseguono le risposte e ciò di cui è rilevante parlare lo decide paradossalmente proprio chi decide di sottrarsi al contraddittorio. Il che esporta nel mezzo televisivo le camere d’eco, l’autoselezione e la polarizzazione che caratterizzano i social network.

Come ha recentemente sottolineato Matthew Gentzkow nel suo rapporto “Polarization 2016”, il fatto che la Tv sia ancora il mezzo principale per informarsi costituisce un antidoto alle spinte polarizzatrici dei social network, il mezzo di comunicazione di massa che costringe a ‘esporsi’, come scrive Sunstein, a ciò che non avremmo selezionato o cercato in Rete.

Come diceva Mill, la libertà d’espressione trova linfa grazie alla contrapposizione tra idee diverse. Per questo il contraddittorio dovrebbe essere, oggi più di ieri, la caratteristica distintiva della comunicazione televisiva.

Difendere il contraddittorio in tv significa oggi difendere il giornalismo di qualità e la democrazia.

Senza preoccuparsi di mostrare una sedia vuota.

da Repubblica

Ne abbiamo discusso anche in Radio qui con O. Giannino, Melzi D'Eril e Vigevani

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